
Il saldo e stralcio permette di chiudere un debito pagando solo una parte, con accordo scritto e rilascio della liberatoria per aggiornare le banche dati. Conviene quando il debitore ha difficoltà economiche o si vogliono evitare procedure lunghe.
La riuscita dipende dalla situazione del debitore e dalla convenienza per il creditore. Vantaggi: riduce importo e tempi; rischi: nessun obbligo per il creditore e possibile permanenza nelle banche dati senza liberatoria.
Il saldo e stralcio è un accordo tra debitore e creditore per chiudere un debito pagando solo una parte dell’importo dovuto entro tempi definiti. Il creditore incassa subito una somma concordata e cancella il residuo, chiudendo la posizione. L’accordo deve essere scritto, chiaro e firmato prima di qualsiasi pagamento per evitare ambiguità o richieste successive.
Il rilascio della liberatoria è essenziale: è il documento che attesta l’estinzione della posizione dopo il pagamento e serve per aggiornare o rimuovere le segnalazioni nelle banche dati come CRIF. Senza liberatoria e aggiornamento degli archivi, il nominativo può restare segnalato anche a debito chiuso.
Non esiste una legge che imponga al creditore di accettare il saldo e stralcio. La riuscita dipende dalla qualità della proposta, dalla situazione economica del debitore e dalla convenienza per il creditore. Possono accettare banche, finanziarie, società di recupero crediti, fornitori privati; l’Agenzia delle Entrate Riscossione lo consente solo in ambiti specifici (ad esempio rottamazione o procedure di sovraindebitamento).
Nel contesto italiano la diffusione è ampia: nel 2023 oltre 8 milioni di persone risultano segnalate come cattivi pagatori e più del 60% dei casi di recupero crediti si chiude con accordi stragiudiziali, che includono anche il saldo e stralcio (fonte: CRIF — https://www.crif.it).
Il saldo e stralcio conviene quando il debitore è in difficoltà oggettiva e dimostrabile (disoccupazione, malattia, separazione), quando il creditore dovrebbe affrontare tempi lunghi e costi elevati per recuperare il dovuto o quando il credito è stato ceduto a società che acquistano a sconto e sono più disponibili a trattare.
La convenienza aumenta se non ci sono beni facilmente aggredibili, se esistono già pignoramenti in corso o se si vogliono evitare procedure giudiziali. L’accordo beneficia anche il creditore perché consente un incasso immediato e certo.
La procedura segue passaggi ordinati e documentati:
La trattativa richiede motivazioni concrete e verificabili. È inutile una proposta “prendere o lasciare”. Occorre mostrare perché al creditore conviene accettare: tempi lunghi e costi del contenzioso, assenza di beni aggredibili, disoccupazione, presenza di altri debiti, eventuali irregolarità contrattuali (ad esempio su tassi e interessi), pignoramento del quinto già in essere, stima realistica di quanto si incasserebbe in asta al netto di spese.
Le riduzioni variano in base al caso. Su crediti non garantiti, in assenza di beni, sono possibili tagli anche molto elevati. In altre situazioni gli sconti sono più contenuti; sulle posizioni bancarie ordinarie si osservano spesso accordi nell’ordine del 30–40% in meno rispetto al dovuto, ma ogni trattativa è autonoma e non esistono percentuali “magiche” o garantite.
Serve una mappatura completa e aggiornata: contratti, estratti conto, piani di ammortamento, solleciti, diffide, decreti ingiuntivi, precetti, atti di pignoramento, eventuali cartolarizzazioni o cessioni del credito. Vanno censiti i beni aggredibili (immobili, stipendi, veicoli), i garanti e il valore reale degli immobili.
L’accordo definitivo deve essere scritto, firmato e riportare importo, scadenze, modalità di pagamento e liberatoria. Dopo il saldo occorre richiedere la liberatoria e verificare l’aggiornamento delle banche dati come CRIF per evitare permanenze indebite di segnalazioni (CRIF: https://www.crif.it).
La base di calcolo dipende da variabili oggettive: tipo di debito (mutuo ipotecario, fido, prestito, carta), fase della pratica (ritardi, decadenza, atti giudiziari), beni e garanti, valore degli immobili e prospettive di recupero in esecuzione.
Sui mutui con ipoteca conta il rapporto debito/valore dell’immobile. Se l’immobile vale molto più del debito, la banca tende ad accettare percentuali elevate del residuo (circa 80–90%) e in poche rate, usando il “tempo” come leva per evitare anni di procedura. Se il debito supera il valore dell’immobile, può essere accettato un importo inferiore, consapevoli di quanto renderebbe l’asta. Se il pignoramento è avviato, le dilazioni sono tipicamente brevi (fino a 24 mesi con i limiti di legge); se non è iniziato, possono estendersi, ma raramente oltre 48 mesi.
Nei crediti non garantiti, in assenza di beni aggredibili, la proposta può essere più aggressiva. L’unica soluzione è spesso preferita; rateizzazioni lunghe riducono la disponibilità a concedere sconti. Piani con cambiali fino a 120 rate esistono ma vanno valutati con estrema cautela perché le cambiali offrono al creditore un titolo immediatamente azionabile.
Esempi citati nel materiale mostrano esiti molto differenti: da 10.000 euro ridotti del 50% in unica soluzione, a fidi da 30.000 euro chiusi al 35%, fino a casi di riduzione dell’80% su posizioni cartolarizzate, o risultati su conti correnti e leasing con forti tagli in poche rate. Ogni risultato dipende da numeri, fasi procedurali e beni disponibili.
Pro | Contro/Rischi |
---|---|
Chiusura del debito a importo ridotto con liberatoria finale. | Nessun obbligo legale per il creditore ad accettare. |
Riduzione dei tempi e dei costi rispetto al contenzioso. | Accordi solo scritti: intese verbali o email vaghe non chiudono la posizione. |
Maggiore disponibilità se il credito è ceduto o se mancano beni aggredibili. | Pagamenti senza accordo liberatorio non estinguono il debito. |
Beneficio anche per il creditore: incasso immediato e certo. | Rischio di permanenza in CRIF/banche dati se nessuno aggiorna le segnalazioni. |
Possibilità di evitare aste e pignoramenti lunghi. | Il residuo non stralciato può essere ceduto a terzi se l’accordo non è completo. |
Il debito cancellato tramite saldo e stralcio può avere conseguenze fiscali per il debitore. In generale, la parte del debito stralciata non è considerata reddito imponibile ai fini IRPEF se riguarda debiti personali o per l’acquisto di beni strumentali non produttivi di reddito. Tuttavia, per debiti legati all’attività d’impresa o professionale, l’importo stralciato può essere considerato provento tassabile. È sempre consigliabile verificare il trattamento fiscale con un commercialista o consulente prima di finalizzare l’accordo, per evitare sorprese con l’Agenzia delle Entrate.
Controllare tutti i debiti e lo stato delle pratiche è la prima regola. Bisogna sapere esattamente importi, creditori, eventuali cessioni, decreti ingiuntivi o pignoramenti già avviati. La mappatura completa evita errori tattici e proposte fuori linea.
Formulare una proposta sostenibile è decisivo. Importo e tempistiche vanno tarati sulle reali capacità di pagamento, preferendo l’unica soluzione o poche rate. Le dilazioni lunghe riducono lo sconto ottenibile e aumentano il rischio operativo.
Chiedere l’accordo scritto e firmato prima di pagare è imprescindibile. Il documento deve indicare importo, scadenze, coordinate di pagamento, condizioni e liberatoria. Qualsiasi pagamento anticipato senza accordo espone al rischio di richieste residue.
Richiedere la liberatoria dopo il pagamento e verificare l’aggiornamento delle segnalazioni nelle banche dati come CRIF completa la chiusura. L’assenza di aggiornamento può mantenere attive le segnalazioni anche a posizione estinta (CRIF: https://www.crif.it).
Motivare la proposta con elementi oggettivi aumenta le probabilità di accoglimento: errori contrattuali su tassi e interessi, pignoramento del quinto già in corso, assenza di immobili, disoccupazione, presenza di altri debiti, valore reale degli immobili e stima dei ricavi d’asta al netto dei costi.
Usare il fattore tempo come leva è utile nei mutui ipotecari: evitare aste pluriennali può valere una riduzione dell’importo richiestamente vicina all’80–90% del residuo quando l’immobile vale molto più del debito. Se il pignoramento è già iniziato, i margini di dilazione sono limitati (tipicamente fino a 24 mesi con una sola sospensione prevista dalla legge).
Valutare con prudenza piani con cambiali. Sebbene esistano casi fino a 120 rate, le cambiali forniscono al creditore un titolo esecutivo pronto all’uso; sono soluzioni eccezionali da ponderare con attenzione.
Considerare alternative quando il saldo e stralcio non è praticabile o non basta. La composizione della crisi da sovraindebitamento consente di bloccare pignoramenti, ottenere un piano sostenibile approvato dal tribunale e, al termine, l’esdebitazione del residuo. Approfondimento: https://www.paganinibellini.it/landing_sovraindebitamento
Farsi assistere da professionisti specializzati riduce errori costosi e migliora il potere negoziale. Il materiale riporta casi reali con riduzioni significative, inclusi tagli dell’80% su posizioni elevate e successi su decreti ingiuntivi e contestazioni dei tassi, che confermano l’importanza di un approccio tecnico e documentato. Esempi: accordo con riduzione oltre 100.000 euro su 125.000 euro (https://paganinibellini.it/accordo-con-prelios-e-maior-spv-stralciati-oltre-100-mila-euro/).
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