
Una regola semplice indica di mantenere tra 3 e 4 volte le spese mensili “importanti” più circa 1.000 euro per imprevisti. In alternativa, puoi considerare 1–2 mesi di spese più un 30% extra oppure, per maggiore prudenza, 3–6 mesi di spese come fondo di emergenza.
Se una famiglia spende ad esempio 1.250 euro al mese, una soglia utile è circa 4.750 euro sul conto. Il resto conviene allocarlo in strumenti più efficienti per mitigare inflazione, costi e mancati rendimenti, tutto però dipende da diversi fattori.
Mantenere liquidità eccessiva comporta perdita di valore per inflazione, interessi quasi nulli, costi di gestione e imposta di bollo oltre soglia. Aumentano anche i costi opportunità e, con saldi elevati o movimenti importanti, possono attivarsi controlli dell’Agenzia delle Entrate. Esiste inoltre un limite di garanzia dei depositi che espone la parte eccedente in caso di crisi bancaria.
L’inflazione erode il potere d’acquisto dei depositi. Con un’inflazione al 5%, 10.000 euro fermi perdono circa 500 euro di valore reale in un anno. Con 15.000 euro sul conto, la perdita stimata è stata di circa 1.215 euro nel 2022 (inflazione 8,1%), 285 euro nel 2021 (1,9%) e poco più di 1.000 euro a fine 2023.
Gli interessi offerti dai conti correnti in Italia di norma non compensano questa erosione. Lasciare troppa liquidità equivale a rinunciare a recuperare, almeno in parte, l’effetto dell’aumento dei prezzi.
Il denaro sul conto non è integralmente protetto in caso di dissesto della banca. La parte oltre soglia di garanzia rimane esposta e può subire perdite. Il “costo psicologico” di un blocco temporaneo dei fondi e dei tempi di rimborso è un ulteriore fattore di rischio.
Alcune banche hanno applicato politiche penalizzanti per giacenze elevate o scelte gestionali sui grandi saldi. In altri Paesi si sono visti interessi negativi oltre 100.000 euro (esempio: Sparkasse di Monaco). In Italia è stato annunciato il ridimensionamento di conti con oltre 100.000 euro di giacenza media (esempio: comunicazione Fineco nel 2021).
Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi copre fino a 100.000 euro per persona e per banca. Oltre tale importo i depositi non sono garantiti. In caso di liquidazione di una banca, il rimborso della parte coperta avviene entro 7 giorni lavorativi.
La garanzia non si applica ad azioni, obbligazioni e pronti contro termine. Mantenere oltre 100.000 euro sullo stesso conto aumenta l’esposizione al rischio di perdita del capitale eccedente in scenari estremi.
L’onere fiscale da considerare sui conti correnti è l’imposta di bollo, insieme ai costi di gestione del conto. La soglia di garanzia dei depositi a 100.000 euro è un limite di protezione, non un’imposta, ma incide sulle scelte di allocazione della liquidità.
L’imposta di bollo sui conti correnti è pari a 34,20 euro annui se la giacenza media supera 5.000 euro; sotto tale soglia non si paga. L’imposta si applica anche a libretti e conti deposito.
I costi di gestione dei conti variano mediamente tra 28 e 154 euro l’anno e sono aumentati tra l’8% e il 26% (rilevazioni di gennaio 2023). Questi costi riducono il capitale disponibile nel tempo.
La tassazione dei rendimenti finanziari prevede, in generale, il 26% sui capital gain, con aliquota ridotta al 12,5% per titoli di Stato e buoni fruttiferi postali. Le polizze vita di risparmio/investimento seguono regole proprie: l’imposizione dipende dalla durata e dalla composizione degli attivi sottostanti; dal 1/7/2014 i rendimenti derivanti da titoli di Stato sono tassati al 12,5%, gli altri al 26%.
Il materiale di riferimento non riporta proposte specifiche di patrimoniale. Segnala tuttavia che saldi elevati e movimenti importanti possono attivare verifiche dell’Agenzia delle Entrate, con possibili richieste di chiarimento per importi sopra 10.000 euro.
La liquidità oltre il fabbisogno e il fondo di emergenza conviene destinarla a strumenti più efficienti. L’obiettivo è proteggere il capitale dall’inflazione e ridurre i costi opportunità, mantenendo un adeguato livello di accessibilità.
I conti deposito offrono interessi superiori ai conti correnti in cambio di minori funzionalità operative. Non prevedono assegni o saldo negativo e possono essere vincolati per ottenere rendimenti più alti. L’imposta di bollo si applica anche a questi strumenti.
Esistono anche conti correnti remunerati che riconoscono un interesse mantenendo l’accesso immediato alla liquidità. Sono utili per parcheggiare somme di breve periodo senza immobilizzare il capitale.
I Titoli di Stato a breve scadenza offrono un profilo prudente e una tassazione agevolata al 12,5%. I buoni fruttiferi postali sono riscattabili in ogni momento senza penali, con tassazione analoga ai titoli di Stato.
I certificati di deposito consentono di immobilizzare somme per scadenze definite a fronte di un rendimento noto. Gli ETF monetari investono in strumenti a breve termine come titoli di Stato e obbligazioni di elevata affidabilità, con liquidità e diversificazione.
I fondi comuni di investimento permettono diversificazione e gestione professionale, con rendimenti potenzialmente in linea o superiori ai conti deposito a seconda della strategia. La scelta dipende da obiettivi e orizzonte temporale.
Le polizze vita a contenuto finanziario possono essere impiegate per risparmio/investimento e tutela, con profili di rischio differenti. Le polizze rivalutabili in Gestione Separata presentano un profilo di rischio basso. Per la previdenza integrativa, i Piani Individuali Pensionistici (PIP) sono una soluzione dedicata. In caso di dubbi, è consigliato rivolgersi a consulenti o intermediari esperti.
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