
Il dividend yield (DY) misura quanto un’azione remunera in dividendi rispetto al suo prezzo di mercato. Indica il “rendimento immediato” dato dai dividendi, indipendentemente dalle variazioni del prezzo dell’azione.
È utile per confrontare aziende e settori in base alla rendita che offrono, ma ha anche limiti: è una misura statica e non considera il rischio d’impresa. Per questo, è importante comprenderne tutti gli aspetti e capire come può influenzare gli investimenti.
Il dividend yield (o rendimento da dividendi) è un indicatore che mostra quanto denaro un'azione restituisce tramite i dividendi, in rapporto al suo costo attuale. È il risultato della divisione tra l'ultimo pagamento annuale del dividendo per azione e il prezzo dell'azione in quel momento.
Il risultato è una percentuale, che indica il rendimento generato unicamente dai dividendi, senza considerare se il valore dell'azione stessa sia aumentato o diminuito nel frattempo.
Questo indicatore funziona come uno strumento di paragone nel mondo della finanza. È un "multiplo" utile per confrontare la rendita di aziende diverse all'interno dello stesso settore. Sebbene sia usato per decisioni di investimento quotidiane, trova applicazione anche in formule finanziarie avanzate, come quelle usate per valutare titoli derivati, ad esempio nel modello di Black e Scholes.
Il DY offre solo una misura parziale del guadagno, focalizzata esclusivamente sui pagamenti in dividendi. Il rendimento totale, invece, offre una visione completa, incorporando sia il guadagno sul prezzo dell'azione sia l'impatto delle tasse. Una rappresentazione sintetica del rendimento totale è:
(Reddito da dividendi + Apprezzamento del capitale) – Imposta sulle plusvalenze = Rendimento totale.
La tassazione tipica sui rendimenti è pari al 26%, ma esistono eccezioni al 12,5% per specifici casi come pagamenti di enti/società di capitali o dividendi di ETF o Fondi con Titoli di Stato. Il dividend yield non incorpora questi elementi e per questo non sostituisce il calcolo del rendimento totale.
Il calcolo del DY richiede due informazioni specifiche: il dividendo per azione relativo all'ultimo periodo e il prezzo attuale dell'azione. Di solito, si usa il metodo TTM (Trailing Twelve Months), che consiste nel sommare tutti i dividendi pagati negli ultimi 12 mesi e rapportare tale totale al prezzo corrente del titolo. La formula di base è:
Dividend Yield (%) = (Dividendo annuo per azione / Prezzo corrente dell’azione) × 100
Esiste anche una definizione alternativa che confronta la somma totale dei dividendi lordi pagati con il valore complessivo di mercato dell'azienda. In ogni caso, l'obiettivo è sempre lo stesso: misurare quanta rendita viene generata dai dividendi in relazione al prezzo a cui l'azione viene scambiata sul mercato.
Consideriamo una società che nell'ultimo anno ha pagato un dividendo totale di 5,00€ per azione. Se l'azione viene attualmente scambiata al prezzo di 100,00€, il dividend yield risulta essere del 5% (5,00€/100,00€=0,05, ovvero 5%).
Questo indicatore è fondamentale per gli investitori perché permette di confrontare azioni che pagano dividendi, aiutandoli a scegliere titoli che si allineino ai loro obiettivi e al profilo di rischio.
È uno strumento particolarmente utile per chi cerca entrate periodiche. Misura infatti la rendita che deriva dai soli dividendi, permettendo di ignorare i movimenti di prezzo a breve termine. Questo focus sulla componente di reddito semplifica l'analisi, ma è importante ricordare che la rendita è sostenibile solo se l'azienda può permettersi di continuare a pagare quel dividendo nel tempo.
Il Dividend Yield offre diversi benefici come strumento di analisi preliminare per l'investitore. Il suo pregio principale è la semplicità: misura il rendimento immediato derivante dai dividendi, ignorando le complesse fluttuazioni del prezzo di mercato.
Questo ne facilita il confronto tra società diverse, permettendo agli investitori di individuare rapidamente i titoli più coerenti con un obiettivo di flusso di cassa periodico. Inoltre, trattandosi di un multiplo finanziario riconosciuto, viene utilizzato come parametro in alcuni modelli di valutazione avanzati.
La prima limitazione è che si tratta di una fotografia statica della situazione, riflette infatti l'ultimo dividendo pagato in relazione al prezzo corrente, senza considerare l'evoluzione futura dell'azienda. Inoltre, non incorpora il rischio d'impresa, la volatilità degli utili o le possibili modifiche future nella politica di distribuzione degli utili.
Infine, è cruciale ricordare che i dividendi non sono garantiti e possono essere ridotti o sospesi in qualsiasi momento. Per questo, affidarsi solo al dividend yield può portare a una stima errata del potenziale di rendimento reale.
✅ Vantaggi | ❌ Limitazioni |
---|---|
Misura il rendimento immediato da dividendi. | È una fotografia statica che non considera l'evoluzione futura. |
Facilita il confronto tra aziende che distribuiscono utili. | Non incorpora il rischio d'impresa o la volatilità degli utili. |
È un multiplo semplice da comunicare e usare. | Un alto valore può indicare un calo del prezzo (e non solidità). |
Entra come parametro nei modelli di valutazione finanziaria. | Non tiene conto di tassazione e apprezzamento del capitale. |
Le strategie che utilizzano il DY hanno l'obiettivo di selezionare titoli che distribuiscono utili in linea con gli obiettivi e il profilo di rischio dell'investitore. Si cerca quindi di integrare i titoli con dividendo all'interno di un portafoglio vario e bilanciato.
Esistono due approcci principali per gestire i dividendi:
Per valutare l'efficacia di una strategia basata sul DY, è utile confrontare il rendimento da dividendi di un'azione specifica con i benchmark (riferimenti) di mercato. Ad esempio, un confronto con la media del Dividend Yield dell'S&P 500 può indicare se l'azione offre un rendimento da dividendi superiore o inferiore rispetto alla media delle grandi aziende quotate.
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