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TFR in azienda o fondo pensione: vantaggi, rischi e cosa scegliere

Donna che lavora

Il TFR è una componente importante della retribuzione di ogni lavoratore dipendente. Si tratta di una somma accantonata annualmente dal datore di lavoro che matura nel corso degli anni e che viene corrisposta al termine del rapporto di lavoro, sia per pensionamento, licenziamento o dimissioni. Comprendere il funzionamento del TFR, i possibili scenari di accumulo e rivalutazione, le modalità di accesso al capitale e le opzioni fiscali permette al lavoratore di fare scelte consapevoli e coerenti con i propri obiettivi di sicurezza finanziaria e pianificazione futura.

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Sommario contenuti:

Che cos’è il TFR e come funziona

Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) è una quota della retribuzione che il datore di lavoro accantona ogni anno, pari al 6,91% dello stipendio lordo annuo. Si tratta di un vero e proprio piano di accumulo obbligatorio: il lavoratore ne percepisce l’importo al termine del rapporto di lavoro, sia esso per pensionamento, licenziamento o dimissioni.

Per rendere il concetto più concreto, immaginiamo uno stipendio netto mensile di 1.500€ (circa 25.000€ lordi all’anno). Il TFR maturato in un anno è pari a 1.568,74€. Dopo dieci anni, l’accumulo raggiunge 15.687,40€, mentre in venti anni supera i 31.000€.

Durante il periodo di lavoro, la scelta principale riguarda la destinazione del TFR: mantenerlo in azienda oppure destinarlo a un fondo pensione.

Le scelte possibili per la destinazione del TFR

Il TFR può essere lasciato in azienda oppure conferito a un fondo pensione, secondo le regole del d.Lgs 252/2005. L’adesione a un fondo pensione può avvenire anche tramite silenzio/assenso entro sei mesi dall’assunzione, con destinazione al fondo previsto dalla contrattazione collettiva o a un fondo aperto/Cometa.

TFR in azienda

In questo caso, il TFR resta presso il datore di lavoro e viene liquidato alla cessazione del rapporto. Sono previste anticipazioni dopo 8 anni di anzianità, fino al 70% del TFR maturato, per alcune specifiche esigenze: 

  • spese mediche;
  • acquisto della prima casa;
  • nascita di un figlio;
  • formazione personale. 

In caso di licenziamento, la liquidazione deve avvenire entro 30 giorni. Il vantaggio principale è la disponibilità immediata alla fine del rapporto, senza dipendere da mercati finanziari o gestori esterni.

TFR in un fondo pensione

Il TFR maturando viene trasferito a un fondo pensione, dove viene investito in uno dei comparti disponibili per integrare la futura pensione pubblica. Le linee di investimento sono classificate dalla COVIP e differiscono per rischio, volatilità e rendimento potenziale.

La scelta del comparto può essere modificata nel tempo, consentendo di adattarla all’evoluzione dei propri obiettivi o della propensione al rischio. Le regole precise sono definite dal d.Lgs 252/2005 e dal Decreto MEF n. 166/2014 (art. 6, comma 5-bis), consultabili sul sito COVIP.

Rendimenti e rivalutazione

Il TFR lasciato in azienda si rivaluta ogni anno dell’1,5% fisso più il 75% dell’inflazione, secondo una formula definita dalla legge. Questo significa che la crescita del TFR è prevedibile e non dipende dai mercati finanziari.

Al contrario, il TFR conferito a un fondo pensione viene investito in comparti con differenti profili di rischio. Le linee più dinamiche puntano a rendimenti potenzialmente più elevati nel medio-lungo periodo, ma con maggiore volatilità; le linee più prudenti offrono rendimenti più contenuti ma con rischio inferiore. È quindi fondamentale scegliere una linea coerente con l’orizzonte temporale e la propria propensione al rischio.

Tassazione: come cambia in base alla scelta

Il TFR lasciato in azienda viene tassato alla liquidazione con l’aliquota media IRPEF dei redditi degli ultimi cinque anni, in genere tra il 23% e il 43%. In pratica, più alta è la RAL, maggiore sarà l’imposta.

Nel fondo pensione, invece, la tassazione è agevolata. In caso di pensionamento, l’aliquota parte dal 15% e si riduce dello 0,3% per ogni anno di iscrizione successivo al quindicesimo, fino a un minimo del 9%. In caso di riscatto per cessazione dell’attività lavorativa, si applica un’imposta sostitutiva del 23%.

Per esempio, un TFR di 23.531,10€ maturato in 15 anni restituisce:

  • 18.118,95€ netti se riscattato dal fondo per cessazione dell’attività (aliquota 23%);
  • 17.801,28€ netti se liquidato in azienda con tassazione media del 24,35%.

Liquidità e accesso al capitale

I fondi pensione offrono la possibilità di richiedere anticipazioni prima del pensionamento, suddivise in tre tipologie a seconda delle esigenze. Il TFR lasciato in azienda, invece, può essere anticipato solo dopo 8 anni di anzianità, fino al 70% dell’importo maturato, per specifiche necessità come spese mediche, acquisto della prima casa, nascita di un figlio o formazione personale.

In caso di licenziamento o dimissioni con stato di disoccupazione, il TFR conferito al fondo pensione può essere riscattato immediatamente e per intero, applicando una tassazione sostitutiva del 23%. In passato era necessario un periodo di disoccupazione di 48 mesi; oggi questa condizione non è più richiesta.

Al momento del pensionamento, il fondo pensione consente tre modalità di erogazione del montante:

  • 100% rendita;
  • 50% capitale + 50% rendita;
  • 100% capitale, se la rendita calcolata sul 70% del montante risulta inferiore al 50% dell’assegno sociale.

La possibilità di optare per il 100% capitale dipende dai coefficienti di conversione del fondo e varia nel tempo. Attualmente, per un uomo di 66/67 anni, la soglia si aggira intorno ai 100.000€, con valori leggermente superiori per le donne. Ad esempio, con un coefficiente medio del 3,974523%, la soglia per ottenere l’intero capitale sale a 107.003€.

È inoltre possibile gestire il montante con anticipi mirati, in modo da rimanere sotto la soglia e mantenere la flessibilità nella scelta tra capitale e rendita.

Vantaggi e svantaggi di tenere il TFR in azienda

Vantaggi Svantaggi
Rivalutazione definita dell’1,5% + 75% dell’inflazione Tassazione ordinaria basata sull’aliquota media IRPEF, con impatto maggiore per RAL elevate
Liquidazione in capitale alla cessazione del rapporto Assenza di contributo datoriale aggiuntivo legato a fondi di categoria
Possibilità di anticipazioni dopo 8 anni per esigenze specifiche Rischio di impresa: il TFR può essere utilizzato dall’azienda per spese correnti, a differenza dei fondi vigilati dalla COVIP

Vantaggi e svantaggi di destinarlo a un fondo pensione

Vantaggi Svantaggi
Tassazione agevolata al pensionamento (dal 15% al 9% in base all’anzianità) Minore disponibilità immediata rispetto alla liquidazione aziendale, salvo anticipazioni e riscatto in disoccupazione
Tassazione al 23% in caso di riscatto per cessazione dell’attività Possibili timori di affidare il TFR a un gestore, anche se i fondi sono vigilati dalla COVIP
Possibilità di contributo datoriale se previsto dal CCNL o da accordi aziendali, oltre a versamenti volontari Maggiore complessità nella gestione rispetto al TFR lasciato in azienda

Quali fattori considerare nella scelta

La destinazione del TFR dipende da diversi fattori, tra cui:

  • gli obiettivi di accumulo;
  • la situazione lavorativa;
  • le esigenze di liquidità

L’allocazione del TFR a un fondo pensione può risultare più conveniente dal punto di vista fiscale e della crescita del capitale nel lungo periodo, grazie alla tassazione agevolata e ai potenziali rendimenti dei comparti. In alternativa, mantenerlo in azienda garantisce liquidità immediata al termine del rapporto di lavoro, senza vincoli di investimento.

Anche la modalità di alimentazione del fondo pensione è rilevante: il montante può essere costituito esclusivamente dal TFR, dai versamenti volontari del lavoratore, o da una combinazione di entrambi. In molti casi, il contributo aggiuntivo del datore di lavoro, previsto dal CCNL o da accordi aziendali, incrementa significativamente il capitale accumulato, anche in presenza di versamenti personali minimi.

I costi e i rendimenti storici dei fondi sono pubblicati dalla COVIP, che fornisce anche l’ISC (Indicatore sintetico dei costi) per ciascuna linea a 2, 5, 10 e 35 anni, ipotizzando versamenti annuali di 2.500€ e un rendimento netto del 4%. Nella realtà, questi valori possono variare, modificando di conseguenza l’ISC in base ai costi effettivi e alle performance del fondo.

Orizzonte temporale e propensione al rischio

L’orizzonte temporale è un elemento determinante nella scelta del comparto del fondo pensione. Chi ha davanti un lungo periodo prima del pensionamento può permettersi di scegliere linee più dinamiche, con rendimenti potenzialmente più elevati, ma anche maggiore volatilità. Chi invece si avvicina al pensionamento, o desidera limitare i rischi, dovrebbe orientarsi verso linee più prudenti, con rendimenti più contenuti ma stabilità maggiore.

La chiave è la coerenza tra rischio, durata e obiettivi personali: non bisogna basarsi esclusivamente sui rendimenti storici, che indicano come i fondi hanno performato finora, ma non garantiscono risultati futuri.

Età, carriera e esigenze personali

L’età e gli anni mancanti al pensionamento influiscono direttamente sulla tassazione agevolata del fondo pensione, che parte dal 15% e può scendere fino al 9% in base all’anzianità di iscrizione. La carriera e la RAL influenzano invece l’aliquota media IRPEF applicata al TFR lasciato in azienda.

Anche le esigenze di liquidità nel breve periodo devono essere considerate. Sebbene il TFR in azienda offra disponibilità immediata, il fondo pensione permette comunque anticipazioni per motivi specifici e, in caso di disoccupazione, il riscatto totale con tassazione sostitutiva al 23%.

Come modificare la scelta del TFR

Il TFR inizialmente lasciato in azienda può essere successivamente trasferito a un fondo pensione. Al contrario, una volta conferito al fondo, non è possibile rientrare in azienda.

La scelta deve essere formalizzata entro sei mesi dall’inizio del rapporto. In assenza di indicazioni, si applica il meccanismo del silenzio/assenso, che conferisce automaticamente il TFR al fondo previsto dal CCNL o a un fondo aperto come Cometa. Le linee di investimento del fondo possono essere modificate nel tempo, consentendo l’adeguamento della strategia agli obiettivi e al profilo di rischio.

Quale opzione scegliere?

Lasciare il TFR in azienda garantisce disponibilità immediata del capitale alla cessazione del rapporto di lavoro e consente anticipazioni per esigenze specifiche dopo un periodo minimo di anzianità. Tuttavia, la tassazione ordinaria basata sull’aliquota media IRPEF può ridurre il netto percepito, in particolare per redditi elevati, e non prevede contributi aggiuntivi da parte del datore di lavoro.

Destinare il TFR a un fondo pensione offre invece vantaggi sul piano fiscale e dell’accumulo: la tassazione agevolata al pensionamento e la possibilità di riscatti parziali o totali in caso di disoccupazione rendono il fondo più flessibile in situazioni di bisogno. Inoltre, i versamenti possono beneficiare di eventuali contributi aggiuntivi del datore di lavoro, e il capitale viene investito in comparti con rendimenti potenziali differenziati in base al profilo di rischio scelto. 

In sintesi, la scelta più adatta dipende dall’equilibrio desiderato tra liquidità immediata e potenziale di accumulo nel tempo, considerando le implicazioni fiscali e la propensione al rischio.

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19 nov 2025 | 8 min di lettura | Pubblicato da Marta R.

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